mercoledì 29 ottobre 2008

Quarta lezione 27-10-2008 Tu, come risolvi?

In questa quarta lezione abbiamo affrontato la questione del "problem solving", allo scopo di comprendere come ciascun individuo procede al fine di risolvere un problema. L'aspetto interessante di questo lavoro è il tentativo di segnare, in un protocollo, le fasi che il cervello segue per giungere al risultato, ponendo attenzione anche ai momenti di difficoltà e dubbio e alle strategie che in tali occasioni il soggetto mette in atto al fine di superarli. Questo esperimento è stato nei nostri gruppi di lavoro, operando cioè tra adulti (una persona fungeva da "cavia", una da facilitatore e le altre due da osservatori-annotatori), ma risulta interessante anche da sperimentare con dei bambini (naturalmente abbastanza grandi per comprendere le richieste del problema, quindi bambini di età superiore agli 8/9 anni). Riporto qui di seguito il problema che ci è stato sottoposto:

Inserisci i cartellini con i numeri nella griglia seguendo le seguenti indicazioni (o enunciati):


  • 2 si trova immediatamente a destra di 8 (prima parte dell'enunciato) e direttamente sotto a 4 (seconda parte dell'enunciato);
  • 6 si trova immediatamente a destra di 3 (prima parte dell'enunciato) e immediatamente a sinistra di 9 (seconda parte dell'enunciato);
  • 7 si trova immediatamente a sinistra di 1 ed esattamente sopra a 5.

Qui sotto riporto le due soluzioni che si possono ottenere:


Nel risolvere un problema di questo tipo è necessario premettere che i numeri non sono indispensabili, infatti, in questo caso, essi sono usati puramente con funzione di etichette, nessuno vieta di sostituirli con dei simboli diversi. Davanti a situazioni "problematiche" nella nostra mente si ha quella che Papert ha definito una "tempesta": nel cervello, cioè si attivano tutta una serie di collegamenti che hanno lo scopo di risolvere il problema. A partire quindi dagli ingredienti (o dati) iniziali del quesito, ogni soggetto mette in atto strategie differenti, al fine di ottenere il piatto (o risultato o prodotto) finale. Se si chiede ad una persona di risolvere il problema sopra presentato, sicuramente nell'arco di qualche minuto essa giungerà al risultato corretto, ma se si parla di bambini i tempi si allungano, perché i meccanismi, che per un adulto sono ormai abituali, sono ancora tutti da costruire per i piccoli allievi. Analizzando i passaggi che il soggetto fa (e che esprime ad alta voce) è possibile, anche per l'insegnante comprendere come in quel momento sta funzionando la mente del soggetto e dove egli può incontrare delle difficoltà e soprattutto perché. Questo fa sì che, con un'osservazione attenta e accurata, unita ad adeguate competenze, l'insegnante possa aiutare l'allievo a trovare e sperimentare strategie consone alle sue abilità. Fondamentale sarà portare l'allievo ad adottare la strategia più efficace, prevedendo l'individuazione di quelli che possono essere detti "blocchetti", ossia all'individuazione per prima cosa di quelle parti degli enunciati che sono legati da relazioni sicuramente vere, indipendentemente dalle altre condizioni poste dal problema, per giungere poi alla loro collocazione nello schema. Ciò che è appena stato detto non esclude però che il bambino possa procedere per prove ed errori, le quali però andranno diminuite con l'esercizio al fine di permettergli di acquisire maggiori competenze nell'area non solo matematica, ma cognitiva in generale.

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