Oggi, ho avuto l'opportunità di intervistare un amico di famiglia, che pur non essendo un matematico, è un individuo che a mio avviso possiede quella che può essere definita una personalità matematica. In tutta sincerità, devo confessare, che quando ho letto la consegna, ho pensato che non conoscevo nessuno che potesse essere definito un matematico. Questo pensiero mi è sorto in quanto, di primo acchito, avevo interpretato il compito in modo letterale, considerando per "matematico", una persona che avesse studiato matematica, che si occupasse quotidianamente di numeri, formule, calcoli, che si dedicasse a questa materia affrontando la risoluzione di nuovi quesiti, di questioni enigmatiche, cercando magari nuove risposte, nuove soluzioni scientifiche. Pensandoci poi con più calma, mentre scrivevo, ripercorrendola, la mia storia con la matematica, ho rivalutato questo termine, "matematico", che nella sua etimologia primaria, può essere tradotto con il termine "imparare". Pensando a questa origine e alla mia esperienza, mi sono resa conto che il matematico, non è solo una persona che si occupa di matematica e degli studi ad essa direttamente connessi, ma è una persona che può anche molto più semplicemente, coltivare un interesse. Per essere un genio non si deve per forza essere gli scopritori di un nuovo teorema o di una nuova teoria astronomica, ma si può essere geni anche nella quotidianità e nella normalità. Con queste parole intendo sottolineare come l'individualità dell'essere umano rifletta la bellezza della diversità e soprattutto il suo valore: ogni uomo è portatore di un'anima che si esprime in modo unico e irripetibile. Ognuno può essere un genio e nel campo matematico, ritengo possa essere considerato tale, chiunque possieda un rapporto positivo con questa materia e una personalità che la rispecchia, una mente logica, pronta a confrontarsi con ciò che non si conosce e a cercare soluzioni nuove. E' a partire da queste considerazioni che mi è venuto in mente di proporre l'intervista ad un amico di mio papà, di cui mi ha sempre impressionato la grande abilità nel risolvere i giochi logici, come ad esempio il cubo di Rubik. Mio papà mi ha anche confermato che questa persona, non solo sa risolvere i giochi di logica, mostrando in ciò una grande abilità deduttiva, ma che è anche una persona che ha un rapporto positivo con il mondo della matematica, dal quale viene incuriosito e appassionato e al quale si rivolge nel tempo libero. L'intervista è stata molto interessante (e in un certo senso anche divertente e ricca di spunti) anche perché mi ha consentito in primo luogo di approfondire la conoscenza di questa persona in un ambito di conversazione che non è certamente abituale, e poi perchè mi ha consentito di confrontarmi con le esperienze e i pensieri di una generazione (l'intervistato è infatti un ex collega di mio papà, di 60 anni, che oggi vive felicemente la sua pensione) che, pur essendo un po' distante dalla mia, possiede la stessa percezione della matematica che ancora oggi gli studenti sentono: una materia che diventa sempre più noiosa, difficile, astratta e che viene considerata inutile e priva di utilità per la vita. Pur non intendendo riportare l'intera intervista, vorrei parlare solo di un paio di punti che mi hanno colpito:
- alla domanda "Che ricordo hai dei tuoi insegnanti di matematica?", la sua risposta è stata "Ho un buon ricordo di tutti i miei insegnanti, in quanto persone coerenti (anche per quanto riguarda la loro personalità) con la disciplina che insegnavano: tutti ugualmente severi e pretenziosi (che insegnavano con rigore e puntiglio, come la matematica stessa richiede si lavori)." Questa risposta mi ha fatto pensare a quanto spesso ci sia un legame fra ciò che si sceglie di fare e il proprio carattere: l'insegnante di matematica è una persona che ha una personalità che si riflette nelle caratteristiche principali di questa materia: rigore, scientificità, metodo, logica, deduzione. Spesso non si presta attenzione, ma per natura siamo orientati verso ciò che ci assomiglia, o verso ciò che può completarci e mi ha stupito il nesso che il pensiero precedentemente esposto ha messo in rilievo tra la persona dell'insegnante e la personalità della matematica.
- come ultimo argomento della nostra conversazione gli ho chiesto di parlarmi di un sogno nel cassetto dal punto di vista matematico e mi ha colpito la sua scelta di parlarmi, non tanto di un sogno del passato o comunque di un suo sogno personale (come mi attendevo accadesse), ma di rivolgere un pensiero "sociale". Credo che quello che intendo utilizzando il termine "sociale", possa essere compreso leggendo le parole con cui ha risposto al mio interrogativo: "Mi piacerebbe che, come il professor Antonio Zichichi per l'astronomia o Piero Angela per le scienze e la cultura in generale, apparisse un genio che, con semplicità, divertendo e stimolando la curiosità dei telespettatori, divulgasse su un canale nazionale la "lieta novella matematica", coinvolgendo il maggior numero di persone." A colpire è il sentimento che si possa ridurre, grazie anche ai nuovi supporti mass-mediatici, quel gap che si è creato tra il mondo matematico, visto come universo parallelo, lontano e irraggiungibile per i più, e quelle "masse", sempre più chiamate a vivere in un mondo in cui, tutto o quasi, parla il linguaggio matematico.
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